Caro Comitato Anni in fuga,
i giorni si prestano a bilanci, consuntivi e possibili rilanci. Vorremmo aggiornarvi con un po’ di ironia e distacco sugli ultimi passi compiuti sul fronte dell’accoglienza (che parola sputtanata! Uno dei compiti che ci dovremmo dare è proprio quello di riempirla di nuovi e concreti significati) e invece sappiamo che scivoleremo nella seriosità e nell’enfasi da discorso di inizio anno. Portate pazienza e fate la tara della retorica inutile e tenete quello che vi sembra più concreto e necessario.
Dopo un anno e mezzo piuttosto intenso (fatto di numerosi e utili confronti con l’amministrazione, di incontri pubblici, cineforum, costruzione e consolidamento della rete cittadina, progettazione, informazione e sensibilizzazione) il lavoro del Comitato all’inizio di novembre ha subito una battuta d’arresto. In quei giorni infatti siamo venuti a sapere che la Provincia, insieme a molti comuni e unioni del territorio, ha deciso di partecipare a un bando Sprar per aumentare fino a 100 posti la sua portata di accoglienza a profughi e richiedenti asilo. La manifestazione di interesse pubblico con cui questa cordata (e quindi anche l’Unione del Sorbara e il Comune di Nonantola) ha deciso di selezionare l’ente che gestirà materialmente l’accoglienza, è scritta in modo tale che non solo taglia fuori completamente il contributo del Comitato Anni in fuga, ma va nella direzione opposta rispetto a quella che il percorso del Comitato e il confronto durato un anno e mezzo con l’amministrazione comunale hanno indicato come la strada migliore da perseguire: ovvero sperimentare forme di accoglienza che coinvolgano il più possibile il territorio e la comunità presso cui i profughi trascorreranno il tempo necessario a ottenere una risposta alla loro domanda d’asilo. È chiaro che il progetto della Provincia va ben oltre il raggio d’azione delle singole amministrazioni comunali che hanno deciso di aderire e della loro possibilità di orientarlo politicamente. La decisione di molti comuni della provincia, fra cui quello di Nonantola, di dare la disponibilità ad accogliere gruppi di profughi sul proprio territorio rimane una scelta apprezzabile e controcorrente (se paragonata alla resistenza della maggioranza dei comuni italiani). Ciò non toglie che la decisione dell’Unione del Sorbara e del Comune di Nonantola di aderire al progetto della Provincia e di aderirvi a quelle condizioni fa saltare l’obiettivo principale che il Comitato Anni in fuga si è dato: costruire un tavolo per scrivere a più mani, amministrazione pubblica e privato sociale, un progetto d’accoglienza che coinvolga tutte le forze vive del territorio.
Poche settimane dopo però la partita si è improvvisamente riaperta.L’amministrazione comunale ha ricontattato il Comitato per chiedere un parere rispetto a un’emergenza che si potrebbe verificare, come si sta verificando in tanti altri comuni d’Italia, indipendentemente dal percorso avviato con la Provincia: un accordo diretto tra la Prefettura di Modena e un albergo di Nonantola per piazzare in paese (questa ci sembra l’espressione più corretta) una ventina di uomini e donne che hanno fatto richiesta di asilo, l’ipotesi peggiore fra tutte le possibili forme di accoglienza. Il perché sia l’ipotesi peggiore lo si può intuire facilmente dagli effetti che in tanti altri casi questa formula ha generato: la concentrazione delle persone in un unico edificio, l’estraneità dell’amministrazione comunale nella gestione delle persone accolte, la riduzione al minimo delle possibilità di incontro autentico tra profughi e comuni cittadini, la mancanza di progetti di promozione e di integrazione rivolti sia a chi è accolto sia a chi accoglie, la probabile trasformazione dei profughi (come tante volte abbiamo visto in questi anni) in donne e uomini assistenzializzati, marginalizzati ed esclusi, con tutto il seguito di conflitti sociali e di “guerre tra poveri” che tali fattori portano con sé.
Questa relativa emergenza ha generato una bella reazione del Comitato, che si sta incontrando regolarmente dalla fine di novembre, in formazione ancora più allargata, per provare a mettere insieme idee e proposte per costruire forme di accoglienza alternative a quelle, per lo più alienanti, che abbiamo visto svilupparsi dal 2011 in Italia. Le azioni su cui abbiamo iniziato a lavorare sono quattro: 1. un rapido e ovviamente parzialissimo censimento delle possibilità abitative (case, appartamenti, famiglie) in cui ospitare, in maniera diffusa, gli eventuali profughi; 2. un “piano economico” di gestione di un gruppo di una quindicina di profughi che tenga conto delle possibilità e potenzialità del territorio così da abbassare i costi di gestione e aumentare quelli di “integrazione”; 3. un censimento delle possibilità legate all’inserimento lavorativo (tirocini, formazione e socializzazione al lavoro, borse lavoro) che coinvolga le aziende, gli artigiani, le associazioni di categoria e i sindacati che avranno voglia di mettersi in gioco; 4. la costruzione di momenti conviviali e di socializzazione per rodare la nostra capacità a collaborare nonché per sperimentare piccole iniziative di “accoglienza” con chi già adesso, italiano o straniero che sia, vive situazioni di vulnerabilità.
Il tutto per costruire un percorso che consenta al Comune di Nonantola, se vorrà prendere in considerazione questa possibilità, di candidarsi a una gestione diretta dell’eventuale gruppo di profughi invitato dalla Prefettura, con il supporto e la collaborazione del territorio e di tutti coloro che riconoscono nel “nodo” dell’accoglienza ai profughi una delle partite politiche più importanti e urgenti dei nostri anni, non solo per gli interessi di chi è accolto ma anche per quelli di chi accoglie. Detta nella maniera più semplice, queste energie, questo sforzo di progettazione li stiamo mettendo in campo non solo per “loro”, ma anche e soprattutto per “noi”, per la nostra intelligenza, per la nostra umanità, nonché per i nodi politici che riguardano tutti: casa, lavoro, benessere, integrazione, accesso ai servizi, ecc.
Inutile girarci attorno, i tempi non sono dei migliori. La crisi sta mostrando anche a Nonantola il suo volto più aggressivo. Lo vediamo riflesso nelle persone più in difficoltà che frequentiamo, ma lo vediamo riflesso anche in noi, nei nostri amici, nei giovani che si sono avvicinati in questi mesi alle iniziative del Comitato. Disoccupazione, precariato, difficoltà del tessuto produttivo, assottigliamento dei bilanci pubblici e dei finanziamenti alle politiche sociali sono aumentati in questo ultimo periodo in maniera sempre più consistente. Tutti fattori che generano un preoccupante impoverimento materiale per un numero sempre maggiore di persone. A tutto questo si aggiunge una “crisi culturale” e delle idee che attanaglia tutti e che rischia di produrre un atteggiamento di rinuncia, di sfiducia verso il futuro e una disgregazione sociale non meno pericolosa della povertà materiale.
È tempo di reagire, di inventarsi qualche risposta. A partire da quest’ultimo aspetto della crisi, quello per così dire più culturale. Se di fronte allo sconquasso finanziario ed economico ci sentiamo e in parte siamo impotenti, sul piano delle idee e della sperimentazione di nuovi modi di “fare società” molto può essere fatto. È nelle nostre possibilità oltre che nelle nostre corde.
State bene e in bocca al lupo a noi e a tutti per i mesi che ci attendono,
il Comitato Anni in fuga
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