Quando abbiamo saputo che Sandra e Ghena avevano preso la decisione di tentare fortuna in Germania e Sandra ci ha detto, con rammarico, ma senza recriminazione, che un altr’anno così non l’avrebbe retto, la prima cosa che mi è venuta da pensare è che c’è chi a Nonantola vorrebbe restare ma è costretto ad andarsene e chi da Nonantola vorrebbe andarsene ma è costretto a restare.
Tra gli oltre trenta giovani richiedenti asilo che la Prefettura ha piazzato a Nonantola a partire dalla scorsa estate, dubito ci sia qualcuno che, potendo scegliere, non andrebbe altrove. Magari per avvicinarsi ad amici e parenti. O anche solo per cercare un posto che offra maggiori opportunità a persone che fino a pochi mesi fa vivevano in megalopoli come Dacca o Lagos e nel giro di poche settimane si sono ritrovate nella canonica di Redù. Vorrebbero andare altrove, ma non possono. O meglio, potrebbero, ma dovrebbero gestire da soli il complicatissimo iter burocratico della richiesta d’asilo: praticamente impossibile.
Sandra e suo marito Ghena, amici e compagni di strada di “Anni in fuga”, avrebbero invece messo volentieri radici a Nonantola, ma per ora, dopo quattro anni di tentativi, non ce l’hanno fatta. Da tempo avremmo voluto portare l’attenzione del comitato anche sulla loro situazione. Lo ribadiamo a ogni occasione: “Anni in fuga” non è nato solo per i cosiddetti profughi. Ma anche per le persone, gli amici e tutti coloro che, incontrati personalmente lungo la strada, attraversano una condizione di fragilità. Non vogliamo salvare il mondo e nemmeno metterci a fare gli assistenti sociali. Ma ci sono situazioni di povertà per le quali un lavoro specialistico non è sufficiente, né a volte necessario. È il caso di Sandra e Ghena, amici e compagni di viaggio pieni di risorse, di coraggio e di ironia, costretti però a vivere sempre sul filo del rasoio. E quando vivi sul filo del rasoio basta un inciampo o un’accelerazione della vita per complicare tutto.
Sandra e Ghena hanno girato il mondo come delle trottole – Portogallo, Russia, Repubblica Ceca, Germania – prima di arrivare a Nonantola, nel 2013, e di ricongiungersi con il piccolo Cristian (che nei primi sei anni di vita ha vissuto in Moldavia con nonna Nina). Per un po’ tutti hanno pensato che finalmente fosse la volta buona, che a Nonantola avrebbero trovato le condizioni per stabilizzarsi. Ma l’inciampo di Ghena prima (una malattia invalidante che lo tormenta da diversi anni) e l’accelerazione della vita poi (la nascita di Aurora nel 2015) hanno reso più complessa la situazione e stare a galla è diventato molto complicato.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso non è stata solo la mancanza di un lavoro regolare, continuativo e giustamente remunerato, ma l’impossibilità di comprare o affittare casa a un prezzo decente. Certo, un assegno di invalidità e uno stipendio messo insieme tra pulizie negli appartamenti e assistenza agli anziani non consentono a una coppia con due bambini di vivere tranquillamente. Ma quando per affittare una casa adatta alle loro esigenze un’agenzia ha chiesto loro tre contratti di lavoro – quelli della coppia e un terzo che facesse da garante – a Sandra è risultato chiaro che, nonostante la lingua imparata perfettamente e nonostante la rete di amicizie che nel frattempo lei e Ghena avevano saputo costruire, Nonantola non fosse un posto per loro.
E così la settimana scorsa hanno deciso di rimettersi in viaggio. Meta: Villingen-Schwenningen, a centocinquanta chilometri da Stoccarda, dove una sorella di Ghena e qualche chance di trovare lavoro in fabbrica aspettano Sandra. Non escludono di tornare, nel caso anche là le cose non andassero come sperano. Nel frattempo vivranno separati per qualche mese: Cristian con la mamma in Germania, Aurora con nonna Nina in Moldavia, come fece suo fratello alla sua età, e Ghena a Nonantola per proseguire le cure. Dopo si vedrà.
Non ci rimane altro che augurare loro buona fortuna, ovunque sarà, e a noi e a Nonantola di trovare il modo per non continuare a perdere pezzi importanti della nostra comunità.
(Luigi Monti – comitato “Anni in fuga”)
Ciao, sono amica di Sandra è di Ghena! Conosco bene la loro situazione. Si erano costretti di lasciare questo paese! So che la Sandra ha chiesto aiuto anche ai servizi sociali di Nonantola dove si è sentita presa in giro. Lo incontrata diverse volte uscire dal ufficio con le lacrime nei occhi. Sono felice di averli conosciuti e sono felice che hanno trovato un rifugio migliore. Io posso dire che per gli amici non conta lontananza, ma devo dire che anch’io ho deciso ( in breve ) di tentare miglior futuro altrove….
Mia infanzia ho passato nella guerra, con mia figlia piccola. Ho attraversato Danubio solo io è lei sappiamo come , ho camminato chilometri e chilometri per passare frontiere per arrivare a Trieste. Ho visto le luci accese dopo 7 anni , mi sono innamorata del Italia. Ho detto “questo sarà mio paese”. Sono arrivata a Nonantola, Ma purtroppo qualche anno fa dopo alcune situazioni dure e difficili, perdita di lavoro devo lasciare questo paese. Non ho supporto da servizio sociale , quelli che dovrebbero esserci primi a darci una parola di sostegno. Anzi sono arrivata al punto di chiedere un aiuto legale. Ricevo delle offese e mi sento presa in giro anch’io. E quindi anch’io proverò cercare un futuro migliore fuori Nonantola, fuori Italia