Dei 64 richiedenti asilo che attualmente vivono nel territorio di Nonantola (dati ricostruiti da noi, ma abbastanza precisi) la stragrande maggioranza (60) ha ricevuto una risposta negativa dalla commissione che doveva giudicare la loro richiesta di protezione ed è in fase di ricorso.
E dunque, cosa succederà adesso?
Il rischio è che persone che vivono a Nonantola anche da tre o quattro anni, con cui abbiamo stretto amicizia, che ci hanno invitato alla loro tavola e noi alla nostra, con cui abbiamo litigato e fatto festa, che magari lavorano, hanno firmato un contratto d’affitto o preso la patente, tra qualche mese potrebbero diventare irregolari, andando a ingrossare le fila del mercato nero, della marginalità, dello sfruttamento dei penultimi sugli ultimi.
Ministeri, università, enti di ricerca e chi tratta questi fatti come dati statistici o come “fenomeni”, faticano a rendersi conto della trappola in cui “loro” (i giovani cittadini di origine straniera), ma anche “noi” (i territori in cui si sono trovati a vivere) rischiamo di finire.
Anche per questo una piccola rappresentanza nonantolana giovedì 6 febbraio ha incontrato il viceministro degli Interni Matteo Mauri per esprimere le preoccupazioni del territorio, per raccontargli quello che si osserva stando vicino alle persone “alla spicciolata” e per suggerire possibili vie d’uscita.
Per restituire il contenuto di questo incontro, per riflettere sui nodi del sistema d’accoglienza, su quello che abbiamo imparato in questi anni e su come tentare di uscire dal collo dell’imbuto in cui siamo finiti, ci vediamo a Nonantola, sabato 22 febbraio, alle ore 17, in sala Sighinolfi (sotto la torre dei Bolognesi). Il pretesto è la presentazione dell’ultimo report sull’asilo della Fondazione Migrantes: Non si tratta solo di migranti. Alcuni richiedenti asilo e alcune associazioni del territorio ne discuteranno con due degli autori (Gianfranco Schiavone e Chiara Marchetti) e con il vescovo don Erio Castellucci.
Nella locandina i dettagli dell’incontro.
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