Di seguito un estratto del testo – scritto insieme ad Anpi, Consulta del volontariato e Libera – che abbiamo consegnato al consiglio comunale di Nonantola al termine della fiaccolata cittadina del 28 marzo. Le foto sono di Massimo Barbieri. (Anni in fuga)
Inutile girarci attorno. Non è semplice convivere con chi parla una lingua diversa, mangia cibi diversi, ha abitudini, stili di vita, religione diversi.
Noi non chiediamo alla politica di risolvere questo problema. Attraverso la porta stretta dell’incontro tra “diversi” si passa due alla volta o alla spicciolata, nel quotidiano, attraverso relazioni dirette.
Quello che chiediamo alla politica è di agevolare, o quantomeno di non complicare, come invece ha fatto in questi anni, processi culturali di per sé complicati.
Chi conosce o frequenta i migranti inseriti nell’iter della richiesta asilo, sa quanto tempo ed energie essi perdano nel correre dietro alla burocrazia. Un enorme spreco di umanità e di spinte vitali, di cui al contrario i nostri territori potrebbero trarre gran giovamento. Giorni, settimane, mesi, anni spesi a girare da un ufficio a un altro, solo per ottenere quegli strumenti che non risolvono la vita, ma che consentono di iniziare a costruirla: permessi di soggiorno, appuntamenti per il rinnovo entro i termini di legge, tessere sanitarie, codici fiscali, eccetera.
La recente legge sulla sicurezza mette ulteriori ostacoli ai già difficili processi di integrazione in un modo che riguarda direttamente le comunità e le amministrazioni nei cui territori gli immigrati vivono.
Se prevarrà una lettura restrittiva, sarà quindi molto difficile, per i richiedenti asilo, riuscire a iscriversi all’anagrafe e quindi mantenere un impiego e un alloggio. Tutto questo creerà nuovi clandestini e impedirà alle amministrazioni locali di vigilare sui processi di coesione sociale del proprio territorio.
Per questo chiediamo al Consiglio comunale di Nonantola di fare tutto quanto è possibile, per raggiungere e mantenere un alto grado di integrazione di tutti gli uomini e le donne di origine straniera che soggiornano nel territorio del nostro comune. Invitiamo l’amministrazione comunale ad adottare tutti i provvedimenti utili e a fornire istruzioni precise affinché ai richiedenti asilo sia garantita la parità di accesso ai servizi (pubblici e privati) erogabili nel nostro territorio.
In particolare chiediamo al Consiglio comunale:
– che sia garantita la possibilità di ottenere l’iscrizione anagrafica a coloro che la richiederanno in futuro;
– che siano accettati oltre al permesso di soggiorno per attesa asilo anche altri documenti di riconoscimento (come ad esempio il Modello C3, prima dichiarazione d’ingresso) quali titoli validi per l’iscrizione anagrafica;
– che continui a essere garantito l’accesso a tutti i servizi erogati sul territorio anche sulla sola base del domicilio;
– che sia facilitata, per quanto è nelle sue competenze e possibilità, l’accesso a tutti i servizi erogati dalla pubblica amministrazione (come, ad esempio, l’iscrizione al Servizio Sanitario e al Centro per l’impiego) e quelli erogati da privati (banche, poste, agenzie immobiliari…)
– che condivida la scelta della presidenza Regione Emilia-Romagna di fare ricorso alla Corte Costituzionale per verificare gli eventuali aspetti di incostituzionalità della legge “sicurezza”
– che si adoperi affinché nel Parlamento italiano sia messa in calendario la discussione sulla dichiarazione relativa al governo del fenomeno sulla migrazione adottata nel dicembre scorso in Marocco. Tale dichiarazione […] prevede che si agisca con rispetto dei diritti umani, con giustizia, con rigore e con solidarietà, coinvolgendo i paesi di partenza dei migranti, i paesi attraversati, i paesi di arrivo e siano interpellati e resi positivamente partecipi gli stessi migranti.
Lo stesso sforzo di integrazione, anche se con strumenti ovviamente molto ridotti, lo chiederemo per quelle persone che, alla fine di un lungo ed estenuante iter, si vedranno rifiutare la domanda di protezione internazionale. Uomini che hanno frequentato i nostri servizi, che hanno mangiato alla nostra tavola (o noi alla loro), che si sono spesi in vari modi per questo territorio, con cui abbiamo litigato, con cui abbiamo fatto festa, con cui abbiamo stretto rapporti di amicizia.
Il diritto a vivere una vita dignitosa non può dipendere esclusivamente da un permesso di soggiorno. […]
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